Prestiti a Cattivi Pagatori, Protestati e Pignorati: come Funziona?

È possibile far ottenere prestiti a cattivi pagatori? Quasi tutte le società che offrono finanziamenti tendono a rifiutare coloro che sono stati protestati o pignorati, a meno che non accettino di sottoscrivere la cosiddetta cessione del quinto.

Per tutti coloro che non conoscono le regole del mercato finanziario, questi termini possono sembrare una vera incognita: in questo articolo cercheremo di fare chiarezza sulle modalità per richiedere un prestito, anche per chi in passato ha tardato o faticato a saldare il proprio debito.

Cosa significa, dunque, essere considerati cattivi pagatori? Esistono alternative alla cessione del quinto? E soprattutto: è possibile modificare la propria ‘reputazione finanziaria’ e, quindi, ottenere più facilmente finanziamenti? Scopriamolo insieme.

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Prestiti a cattivi pagatori: la lista dei protestati

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Le banche tendono a tutelarsi dai cattivi pagatori, esaminando la situazione economica dei vari clienti, prima di concedere prestiti. Essere definiti cattivi pagatori, tuttavia, non è poi così insolito: in tempi difficili come questi, basta ritardare il pagamento di una o più rate per ricevere questa sorta di feedback negativo ed essere inseriti nel cosiddetto Elenco CRIF, cosa che rende molto complicata la richiesta di ulteriori finanziamenti.

Se il cliente, per le ragioni più disparate, non riesce completamente ad estinguere il suo debito, allora viene definito protestato ed inserito nella Centrale Rischi, un sistema gestito dalla Banca d’Italia, che contiene tutti i nominativi di coloro che non hanno adempiuto correttamente ai propri doveri finanziari.

A seconda della gravità del proprio comportamento, il nominativo può rimanere nella ‘banca dati’ per un periodo che varia da uno a tre anni: durante questa fase, ottenere prestiti, in particolar modo per i lavoratori autonomi, diviene un’impresa tutt’altro che facile.

La cessione del quinto

Una possibile soluzione per far ottenere prestiti a cattivi pagatori – che non tutti però ritengono adeguata, in quanto comporta dei rischi a livello personale – è la cosiddetta cessione del quinto. Cosa si intende con questa espressione?

La cessione del quinto è una modalità di pagamento, che permette di chiedere finanziamenti anche ai clienti pignorati o inseriti nella famigerata lista dei . Come funziona? Innanzitutto, possono usufruire di questa tipologia di prestiti – valida esclusivamente per somme inferiori a 60.000 euro – soltanto i lavoratori dipendenti o i pensionati.

Il cliente, in questo caso, sottoscrive un accordo con la banca, ‘cedendo’ una parte del proprio stipendio, che non deve superare, appunto, un quinto di esso. La somma concessa dalla società, dunque, sarà proporzionale al reddito personale, e la rata verrà versata direttamente dal datore di lavoro (se il cliente è un dipendente aziendale) o dallo Stato (se il cliente è un dipendente pubblico, con un contratto a tempo indeterminato, o un pensionato).

Questa modalità, tuttavia, comporta due principali problemi: innanzitutto, possono usufruirne soltanto alcune categorie di richiedenti, mentre vengono esclusi, ad esempio, tutti i lavoratori autonomi, in quanto non dispongono di un ente pubblico o privato che possa fungere da ‘garante’; il secondo fattore riguarda l’economia domestica del richiedente: nel caso di dipendenti con stipendi medio-bassi, difatti, la cessione del quinto comporta un netto peggioramento delle condizioni finanziarie della famiglia, che può fungere da deterrente per la sottoscrizione dell’accordo.

Modalità alternative alla ‘cessione del quinto’

Fortunatamente, esistono modalità differenti dalla cessione del quinto, che permettono di ottenere prestiti – anche se si è cattivi pagatori – senza rinunciare ad una parte sostanziale dello stipendio o essere necessariamente alle dipendenze di qualcuno: alcuni di essi, infatti, sono validi anche per i disoccupati senza busta paga. Quali sono?

Prestito cambializzato

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Si tratta di un finanziamento non finalizzato, cioè destinato non soltanto all’acquisto di un bene, che comporta la sottoscrizione di cambiali a cadenza mensile. Può essere richiesto anche dai lavoratori autonomi, purchè siano in grado di esibire come garanzia una polizza vita stipulata da almeno due anni, e offre alle banche una certa sicurezza poiché, in caso di mancato pagamento, esse possono provvedere al pignoramento dei beni del cliente.

Prestito delega

Questa modalità è simile alla cessione del quinto, in quanto comporta la richiesta, inoltrata al proprio datore di lavoro, di destinare una parte dello stipendio all’estinzione del debito. La differenza rispetto alla prima tipologia è che, in questo modo, è possibile rinunciare ad una percentuale maggiore della propria retribuzione: essa, infatti, varia dal 20 al 40%.

La fidejussione

La fidejussione è la tipologia più congeniale per coloro che non dispongono di particolari garanzie, come un contratto a tempo indeterminato o un ente che funga da garante, come i disoccupati senza busta paga. In questo caso, viene delegata una terza persona, che diviene responsabile della risoluzione del debito: se, difatti, il cliente si trova impossibilitato a pagare le rate, il ‘garante’ dovrà provvedere a sborsare la somma al suo posto.

Cosa fare se si è stati bollati ‘per errore’ come ‘cattivi pagatori’?

In alcuni casi, neanche troppo rari, è possibile che l’inserimento nella black list dei cattivi pagatori sia avvenuto per un errore, e non per colpa del cliente in questione.

Stiamo parlando delle numerose truffe finanziarie, che coinvolgono spesso persone ignare di ciò che è accaduto: ad esempio, un numero sempre maggiore di individui è stato iscritto alla lista dei protestati a causa di furti di identità o altre azioni fraudolente. I clienti, dunque, scoprono la propria ‘cattiva reputazione’ nel momento in cui si ritrovano a richiedere un prestito e vengono rifiutati.

In questi casi, è necessario rivolgersi tempestivamente alle Forze dell’Ordine, per chiarire la propria innocenza – ed evitare conseguenze legali in futuro – e richiedere la cancellazione del proprio nominativo dalla Centrale Rischi, mandando alle varie Banche Dati un modulo contenente anche la fotocopia della denuncia.

Prima di concludere questo post su “prestiti a cattivi pagatori” ti consiglio di consultare altri articoli molto interessanti:

Prestiti a Cattivi Pagatori: le conclusioni

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Infine, vi consigliamo di riflettere bene sulla vostra situazione economica, prima di richiedere un finanziamento di qualsiasi tipologia: le condizioni finanziarie, infatti, possono mutare in breve tempo, soprattutto in periodi di incertezza come quello attuale, e il pericolo di ritrovarsi ‘invischiati’ in pagamenti onerosi è più che tangibile.

È bene, dunque, valutare la possibilità di affidarsi a terzi (familiari, amici) per coprire, in caso di necessità, parte delle spese e non rischiare di ritrovarsi pignorati o, peggio ancora, protestati.

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