Riforma Pensioni: 40 – 41 anni di Contributi posson bastare?

Con la Riforma pensioni 40 – 41 anni di contributi diventano l’argomento di discussione numero uno del momento in tema di pensioni precoci. La Legge Fornero, di fatto, ha soppresso la pensione di anzianità che consentiva di andare in pensione anticipata con 40 – 41 anni di contributi o con le quote (età + contributi) ma, anche se non tutti lo sanno, accedere alla pensione anticipata è possibile con la normativa vigente.

Le chance concesse ai lavoratori riguardo alle pensioni precoci, una volta giunti a quota 41, sono tre: la settima salvaguardia, la salvaguardia permanente (o cristallizzazione) dei requisiti e la totalizzazione.
In cosa consistono questi tre metodi con cui è possibile evitare i peggioramenti scaturiti dalla Legge Fornero per ‘salvare l’Italia’?

La settima salvaguardia in ambito Riforma pensioni 40 anni di contributi

In tema di Riforma pensioni 40 anni di contributi sono sufficienti per i beneficiari della settima salvaguardia con i requisiti pre-Fornero.

Il possesso di 40 anni di contributi va accertato alla data del 30 settembre 2015 in quanto viene applicata una finestra di 15 mesi: in particolare, per i lavoratori dipendenti del comparto scuola, il termine entro cui maturare i 40 anni di contributi è stabilito al 31 dicembre 2015.

La salvaguardia permanente (o cristallizzazione) dei requisiti pensionistici

Riforma pensioni 41 anni di contributi

Sempre in riferimento alla Riforma pensioni 40 anni di contributi sono validi anche in base al principio di cristallizzazione (o salvaguardia permanente) dei requisiti pensionistici.

Tale principio consente, quando si raggiunge il termine pensionabile, di non far decadere il diritto alla pensione precoce, anche nel caso in cui vengano apportate successive modifiche alla legge di previdenza.

Chiunque possedeva, alla data del 31 dicembre 2011, 40 anni contributivi, può accedere al trattamento previdenziale, senza dover necessariamente aggiungere il requisito richiesto oggi per ottenere la pensione anticipata, quello cioè stabilito in 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.

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La totalizzazione dei contributi per la pensione anticipata

Riforma pensioni 40 - 41 anni di contributi stop

Grazie al principio di totalizzazione dei contributi è possibile sommare i contributi versati in differenti gestioni (inclusa la Gestione Separata e le Casse private dei liberi professionisti) per accedere al diritto di un’unica pensione anticipata o di vecchiaia.

A partire dal 2012, la pensione anticipata ha sostituito la pensione di anzianità, ma con la totalizzazione dei contributi resta valido il parametro antecedente alla Legge Fornero: questo parametro richiede che la somma dei contributi nelle varie gestioni arrivi a quota 40 anni.

In sostanza, con la totalizzazione si può ottenere la pensione anticipata con 40 anni e 7 mesi di contributi (alla soglia vanno aggiunti 7 mesi nei requisiti per via degli aumenti periodici legati alla speranza di vita).
Ricordiamo che i contributi presenti in ogni gestione sono totalizzati in via del tutto gratuita.

Riforma pensioni: 40 – 41 anni di contributi per la salvaguardia del diritto

La Riforma pensioni deve fare i conti con i 40 o 41 anni di contributi. C’è poco da girarci intorno.
In particolare, la cristallizzazione dei requisiti non viene chiamata a caso anche salvaguardia del diritto.
E’ una deroga concessa ai lavoratori che, al 31 dicembre 2011 (la Legge Fornero è entrata in vigore e in azione dal 1° gennaio 2012) avevano raggiunto i requisiti pensionistici (per vecchiaia o anzianità) ma per vari motivi avevano scelto di non andare in pensione oppure sono stati costretti a non farlo a causa delle finestre di uscita che ne hanno posticipato la data.

Questi lavoratori, comunque sia, non hanno perso il diritto (già maturato): lo hanno mantenuto grazie a questa deroga che può essere richiamata.

Tutto quello che bisogna fare è controllare la data del 31 dicembre 2011 ed il montante contributivo maturato o l’età anagrafica raggiunta per sperare di poter scavalcare le norme ‘Salva Italia’ della Legge Fornero.
Chi rientra nei suddetti requisiti può richiedere all’INPS la certificazione, un documento che attesti il suo status al 2011 affinché il diritto congelato possa essere sempre richiamato.

Questo diritto maturato e cristallizzato è automatico, non necessita di particolari operazioni.
Le lavoratrici che, nel 2011, avevano compiuto 60 anni (61 nel Pubblico Impiego) ed i lavoratori 65enni o che avevano raggiunto 40 anni contributivi, non sono costretti ad attendere i 66 anni e 7 mesi di età oppure i 42 e 10 mesi di contributi versati, oggi previsti dalla Legge Fornero.

Restano fermi i processi delle finestre mobili (già in vigore prima della Legge Fornero) che posticipano la pensione di 12 o 18 mesi, oppure gli aumenti legati all’aspettativa di vita.

Riforma pensioni: 40 – 41 anni posson bastare per i ‘lavoratori precoci uniti’

Riforma pensioni 40 - 41 anni di contributi dei lavoratori precoci

Niente lavori forzati per chi ha iniziato a lavorare in giovanissima età, a dispetto della Legge Fornero. Dopo 41 anni di contributi, non si può costringere un 60enne a continuare a lavorare.
E’ questo il principio difeso dai “Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti” bloccati dalla Legge Fornero, che lottano per la flessibilità affinché venga modificata una serie di rigidità dell’attuale sistema previdenziale.
Dopo la manifestazione di protesta unita a quella dei sindacati in tutta Italia, Montecitorio e la Commissione Lavoro hanno risposto che si farà ‘tutto il possibile’ affinché venga approvato il ddl 857 dell’onorevole Cesare Damiano, che chiede la quota 41 ovvero prevede la possibilità per i lavoratori precoci di andare in pensione dopo 41 anni di versamento contributivo, indipendentemente dall’età anagrafica.

Stiamo oltretutto parlando di 41 anni, che non sono di certo pochi. Neanche in tempi antichi gli schiavi venivano sfruttati per tutto questo tempo.
Un tempo, tanto per rispolverare la memoria, si andava in pensione con 35 anni di anzianità.

Molto interessante il libro di Mario Giordano con titolo “Sanguisughe: Le pensioni scandalo che ci prosciugano le tasche“. Disponibile su Amazon anche in formato e-book.

Prima di concludere questo post concentrato sulla “riforma pensioni 40 – 41 anni di contributi” ti consiglio altri post molto interessanti da leggere:

Numero verde Inps

Come risparmiare soldi

60 idee per mettersi in proprio

Come inventarsi un lavoro redditizio

Come guadagnare 50 euro al giorno

Conclusioni

Riforma pensioni 40 anni di contributi

Come tutti sanno, la Legge Fornero, di punto in bianco, ha alzato l’età pensionabile dei lavoratori e delle lavoratrici rispettivamente di 6 e 7 anni.

Il lavoratore precoce (chi, ad esempio, ha iniziato a lavorare all’età di 16 anni) si sente penalizzato dal fatto di dover andare in pensione con 42 anni e 10 mesi di contributi.

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