Aprire Partita IVA col Nuovo Regime dei Minimi: i Costi Fiscali
In riferimento alla Legge di stabilità 2016 vogliamo fare chiarezza su come aprire Partita IVA col nuovo regime dei minimi introdotto (o, meglio, reintrodotto) da questa legge.
Quello dei ‘minimi’ è un regime fiscale agevolato che favorisce alcune categorie di liberi professionisti o giovani imprese con esenzioni legate ad un ‘minimo’ guadagno percepito.
Tale regime forfettario agevolato riprende e reintroduce il sistema fiscale introdotto nel 2008 allo scopo di incoraggiare nuove o giovani imprese ad entrare nel mondo del lavoro autonomo avviando un’attività regolarizzata con la prospettiva di un minore carico di tasse da pagare.
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Così è, in effetti: il sistema tributario alleggerisce di molto i costi per il versamento annuale dell’IVA (imposta sul valore aggiunto) e delle fatture in entrata e uscita.
Vedremo più avanti come si apre la Partita IVA con regime dei minimi e quanto costa.
Quello che ci preme specificare subito è che, oltre a reintrodurre la quota fissa sui contributi della Partita IVA in regime dei minimi, la Legge di stabilità 2016 prevede anche la riduzione del 35% sulle spese INPS a favore di artigiani e commercianti iscritti alla gestione separata INPS: per l’applicazione di questa norma, inclusi modalità e termini per la presentazione della domanda, l’INPS chiarisce ogni dettaglio agli uffici di competenza attraverso il messaggio 286/2016.
I beneficiari del nuovo regime dei minimi sono tutte le attività e gli imprenditori le cui entrate e ricavi oltrepassano i limiti stabiliti dalla tabella ATECO (dal comma 111 al 113 Legge di Stabilità 2016).
S’innalzano i tetti di reddito ma anche l’aliquota
Prima di spiegare come aprire Partita IVA col nuovo regime dei minimi, vediamo nei dettagli cosa è cambiato con la Legge di Stabilità 2016 e chi può beneficiare del regime forfettario agevolato.
Innanzitutto, sono stati innalzati i tetti di reddito: da 15.000 € (in base alla riforma del 2015) a 30.000 € annui per i liberi professionisti ed un aumento di 10.000 € in più all’anno per tutti gli altri.
Ad alcune categorie (commercianti, ristoratori ed albergatori) vengono concessi redditi fino a 50.000 € annui.
L’aliquota del 15% (contro il 23%-27% di una partita IVA ‘normale’) sostituisce la vecchia del 5% ma cambiano tutti i massimali per le varie categorie soggette a Partita IVA: si potrà beneficiare dell’aliquota forfettaria finché si manterranno i requisiti di reddito.
Il criterio per determinare reddito ed imponibile resta invariato rispetto al 2015: ai ricavi, che non devono superare il tetto annuale previsto, si applica il coefficiente associato ad ogni categoria professionale.
In sostanza, per il calcolo dell’imponibile non è necessario detrarre le spese e i costi dai ricavi ma, semplicemente, applicare ai ricavi il coefficiente relativo alla categoria d’interesse.
Il coefficiente di redditività stimato è pari al 78% per chi svolge attività professionali, tecniche, scientifiche, sanitarie, didattiche, servizi finanziari ed assicurativi ed al 67% per le altre attività; sul resto della quota da versare (insieme alle spese INPS) è applicata un’aliquota Irpef e addizionali locali del 15% o del 5% in caso di attività avviata nel 2016.
Nell’aprire partita IVA col nuovo regime dei minimi potranno beneficiare delle agevolazioni anche lavoratori dipendenti e pensionati che svolgono un’attività autonoma, se rispettivamente lo stipendio o l’assegno previdenziale non superano i 30.000 € all’anno.
Per le start-up e le nuove attività, dal precedente regime agevolato del 10% si passa al 5%: il quinquennio agevolato con aliquota al 5% è valido anche per chi ha iniziato nel 2015 ma, in questo caso, si applica per i seguenti 4 anni.
L’altra novità è che il regime dei minimi non ha più limiti temporali.
Quanto costa aprire Partita IVA col nuovo regime dei minimi
Aprire una nuova impresa implica il sostenimento di costi fissi e variabili.
I costi fissi sono rappresentati dalle spese INPS e dal commercialista che tiene la contabilità, mentre quelli variabili riguardano le tasse Irpef e Inail, imposte direttamente proporzionali al tipo di azienda, al regime fiscale scelto ed al fatturato annuo.
Aprire Partita IVA col nuovo regime dei minimi o aprirla normalmente non costa nulla inizialmente: basta compilare un apposito modulo AA9.
Le spese arriveranno dopo, al momento di pagare le tasse ed il commercialista.
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Conclusioni
Aprire partita IVA col nuovo regime dei minimi conviene?
Da una parte, s’innalzano i tetti di reddito (anche grazie alle proteste di autonomi e professionisti) includendo nelle categorie agevolate i lavoratori dipendenti ed i pensionati, dall’altra, l’aliquota IVA passa dal 5% del 2015 al 15%.
Pare che la convenienza ci sia, ma ci sono diversi ‘ma’: non riguardano prettamente l’IVA ma devono essere valutati nella realtà complessiva di un’impresa.
Se si registra un reddito molto basso e si hanno molte spese deducibili (ristrutturazioni, spese mediche, mutuo, polizze, ecc.), potrebbe non essere così vantaggioso come sembra in quanto non si può scaricare nulla dalle tasse col regime forfettario agevolato.
Ad aggravare la situazione si aggiungono altri dettagli.
Essendo decaduti i contratti a progetto, chi non è stato assunto è probabile che venga riconvertito in una partita IVA (ipotesi, questa, in attesa di conferma).
Semplificando le procedure fiscali non sarà più necessario presentare la fattura per comprovare gli acquisti e si scoraggiano gli investimenti (inclusa la formazione) che non potranno più essere detratti.
In due parole, si riduce il contrasto all’evasione fiscale, si agevolano gli abusi delle partite IVA fittizie.
Tutto questo non porta benefici né ad imprenditori e professionisti (non stimolati a crescere), né al mercato del lavoro bloccato nel nostro Paese.